Il vino nell’arte: musica


Vino&Musica
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Gli artisti hanno sempre evidenziato il rapporto vino – arte non solo per i suoi influssi nella vita e nel costume, ma anche per la sua stessa rappresentazione simbolica. Perciò noi crediamo che il vino, buona e sana bevanda, abbia avuto un innegabile importanza sui processi creativi. Consideriamo il suo rapporto con la musica. La mitica Euterpe, la più antica musa della storia, amava il vino. Ottimi bevitori furono, tra il X e il XI secolo, Guittone d’Arezzo, Pierluigi da Palestrina, Gesualdo da Venosa, Pergolesi Paisiello, Cimarosa. I più grandi musicisti del XIX secolo, furono eccellenti bevitori di vino e la loro vita è legata a vari aneddoti enoici. Donizetti vi trovò ispirazione, si dice, nel comporre l”Elisir d’amore”, Lisa nella “Sonnambula” di Bellini è un’ostessa, Giordano nell’”Andrea Chenier”, fa brindare la mulatta Bersi con bordoux e champagne; anche nella triste opera dei “Pagliacci”, Leoncavallo riporta riferimenti enoici. E così fa Ponchielli ne “La Gioconda”. Verdi, amante del buon vino, lo inserisce con celebri brindisi e richiami vari in quasi tutte le sue opere: “Rigoletto”, “Traviata”, “La forza del destino”, “Falstaff”. Non ultimo Mascagni ne “La cavalleria rusticana”. E non solo i musicisti italiani hanno celebrato il vino. Mozart nel “Don Giovanni” ricorda il marzemino, un vino veneto; Auber fa iniziare il quinto atto de “La muta di Portici” con tutti i protagonisti aventi in mano coppe di vino. Veri intenditori erano Massenet e Bach; Beethoven prediligeva i vini d’Austria. Per non parlare, poi, della musica leggera…