L’impero dei sensi è governato dal vino. Nel suo lago di piacere, nuotano quelli superficiali e quelli più profondi. Non ne manca neanche uno: vista, udito, olfatto, gusto e tatto. Tutti contribuiscono a rendere un sorso di vino un sorso di vita.
Vedere il vino
Il primo senso che individua qualcosa che desideriamo è la vista: prima si gusta con gli occhi e poi con la bocca. Sono molteplici gli effetti che il colore produce sul sapore. Non è un caso che la caratterizzazione di un vino, generalmente, inizia dal suo colore. Recuperare una correlazione col mondo che si percepisce e si descrive tramite il linguaggio è una necessità del cervello, la quale si attiva nel momento in cui il vino si “vede” e si brama. Il sapore del vino, dunque, è descritto grazie a “etichette” linguistiche, parole afferenti a oggetti dello stesso colore perché così si instaura una relazione comune tra diversi i diversi soggetti.
In base alla somiglianza con altre “cose” del mondo, il vino può essere:
Bianco
- bianco carta: un giallo così tenue da sembrare incolore;
- giallo verdolino: una tinta dovuta alla presenza di riflessi verdognoli, residui di clorofilla nell’uva;
- giallo paglierino: il colore più diffuso nei vini bianchi e, come dal nome, richiama il pigmento della paglia;
- giallo dorato: un giallo energico che si rifà alla sfumatura tipica dell’oro;
- giallo ambrato: il colore dei vini troppo invecchiati o dei vini passiti e del Vin santo.
Rosato
- rosa tenue: simile ai petali del fiore;
- rosa cerasulo: come il colore delle ciliegie mature;
- rosa chiaretto: un rosa che va verso il rosso.
Rosso
- rosso porpora: rosso che tende al viola e indice di vini ben predisposti all’invecchiamento;
- rosso rubino: simile alla pietra preziosa;
- rosso granato: colore paragonabile a quello del sangue;
- rosso aranciato: colore tipico dei vini ossidati.
Sentire il vino
“Come son dolci
Bella bottiglia,
Come son dolci
I vostri glu-glu!”